Ferrari 275 GTB
La carrozzeria esibiva forme che richiamavano in parte
quelle della 250 GTO, con una lunga sezione anteriore e un abitacolo arretrato
che terminava con una corta coda tronca. Sul pannello posteriore, leggermente
rientrante, trovavano posto i gruppi ottici circolari comprendenti le luci e
gli indicatori di direzione. Il corpo vettura fu disegnato da Pininfarina e
costruito da Scaglietti, solitamente in lamiera d’acciaio, ad esclusione di
porte, cofano motore e chiusura del vano bagagli che erano realizzati in
alluminio (alcuni esemplari ricevettero una carrozzeria completamente in
alluminio). I montanti posteriori dell’abitacolo (con disegno similare a quello sui parafanghi anteriori) incorporavano gli sfiati per l’estrazione
dell’aria viziata. Dopo un anno dal lancio, il modello fu interessato da un
rinnovamento che riguardò la parte anteriore, dove fu scelto un musetto più
lungo e slanciato con cofano piatto che andava a sostituire il precedente,
dotato di una parte centrale rigonfia e tipica delle vetture a muso corto.
Nello stesso tempo furono incrementate le dimensioni del lunotto e le cerniere
del cofano bagagli divennero esterne per aumentare la capacità del vano
sottostante.
Le carrozzerie erano montate su un telaio (tipo 563, poi
563/66) avente un passo di 2400
mm e tutti identificati con numerazione dispari tipica
delle vetture stradali. La costruzione seguiva le stesse linee guida dei
modelli precedenti ma con la a sezione posteriore a tubi rastremati, necessaria
per alloggiare la nuova trasmissione e l’assemblaggio delle sospensioni
posteriori. Per la prima volta, vennero montati cerchi ruota standard
realizzati in lega leggera (con due differenti configurazioni estetiche: sulle
prime vetture si scelse il disegno a stella mentre nelle versioni successive, a
“musetto lungo”, si scelse una semplice ed elegante ruota con dieci fori). Disponibili,
su richiesta, c’erano anche le ruote a raggi della Borrani da 15” .
Il propulsore (tipo 213) era un derivato del classico V12
progettato da Gioacchino Colombo per le 275P da competizione, ma con cilindrata
portata a 3286cc ed alimentato da una batteria di carburatori che poteva essere
composta da tre Weber doppio corpo 40 DCZ/6 (280 cavalli) o sei Weber 40 DCN3
che portavano la potenza a 300 cavalli. Inizialmente il motore aveva quattro
punti d’attacco, il transaxle tre, e l’albero di trasmissione che li collegava
era dotato di giunti scorrevoli. Tuttavia, con questa soluzione si rivelò
difficile mantenere il corretto allineamento tra i
due blocchi, e dopo varie sperimentazioni si stabilì la soluzione definitiva:
motore e transaxle con doppi punti d’attacco, mentre l’albero di trasmissione
girava all’interno di un tubolare che collegava i due blocchi. In questo modo,
il propulsore e il transaxle diventavano un’unità rigida. Sulla versione del
1966 (GTB/4), le testate divennero bialbero e per effetto di questa
evoluzione tecnica la 275 può essere definita sia come l’ultima Ferrari GT
con motore monoalbero, sia come la prima con motore bialbero. Sono state prodotte
diverse serie della 275 GTB:
275 GTB
275 GTB/C (Competizione)
275 GTB/4
275 NART Spyder